Category: Novita

Il caffè e la corsa: un’accoppiata vincente?

Il caffè e la corsa: un’accoppiata vincente?

Facciamo un po’ di chiarezza sul rapporto tra la corsa e il caffè, o meglio, la caffeina.

Ormai un appuntamento imperdibile per tantissime persone al mondo, tanto da essere una delle sostanze più consumate in ogni forma, il caffè, contiene una sostanza che fu isolata la prima volta circa 200 anni fa, da un chimico tedesco: la caffeina.  Come agisce la caffeina sul nostro organismo? Graham, noto studioso, ci dice che la caffeina induce il nostro organismo a consumare grasso per produrre energia, consentendo al corridore di risparmiareil glicogeno contenuto nei muscoli. La caffeina ha inoltre un effetto stimolante sul sistema nervoso, ed è quindi in grado di far percepire meno la fatica. Altre ricerche ancora suggeriscono che la caffeina migliori l’efficienza muscolare.
In linea di massima, è considerata doping (dalla WADA, Agenzia Mondiale Antidoping), una dose superiore ai 12mcg/l nelle urine di caffeina, corrispondenti a oltre 7 caffè assunti contemporaneamente 30 minuti prima della gara. Sono stati condotti diversi esperimenti che dimostrano gli effetti della caffeina, in termine di aumento della prestazione. Già bevendo 2,5 caffè prima di una prestazione si ottengono effetti ergogenici (miglioramento di consumo energetico), e in particolare, ad esempio, si è notato come, in un esperimento in cui era stata somministrata caffeina oltre il limite consentito ‘gli atleti che avevano assunto caffeina erano in grado di prolungare lo sforzo fino a 90,2 minuti, contro i 75,5 minuti degli altri atleti che non avevano assunto caffeina’, mentre in dosi consentite si aveva solo un timido ‘aumento delle capacità di resistenza’ in un allenamento aerobico molto moderato.
L’effetto del metabolismo della caffeina è documentato dal rapporto di scambio respiratorio, la concentrazione di glicerolo plasmatico e degli acidi grassi liberi, nonchè dal massimo consumo di ossigeno.

Fu quindi dimostrata l’effettiva funzione ipotizzata della caffeina: migliorare il catabolismo dei grassi, riducendo l’ossidazione dei carboidrati. Ma come accennato prima c’è dell’altro. Se questi sono gli effetti sul metabolismo energetico, vi sono pure tutta una serie di conseguenze eccitatorie a livello nervoso. Inoltre la caffeina facilita l’apporto degli ioni di calcio, e, aumentando la sensibilità delle miofibrille muscolari, facilita la contrazione muscolare.

C’è però da ragionare su questi dati, e va detto che, se nelle gare fino ai 10 km i grassi non sono utilizzati (quindi metabolicamente la caffeina non aiuta), nelle gare più lunghe, come la mezza maratona o la maratona ci sono dei fattori che limitano il miglioramento energetico della caffeina, come ad esempio la tolleranza a quest’ultima prima di uno sforzo (un alto quantitativo di caffeina induce tachicardia, tremori, nervosismo) e soprattutto l’alta concentrazione di carboidrati prima dello sforzo. Ecco che, a quanto si legge, il caffè prima della maratona, è inutile.

Durante uno sforzo fisico, tuttavia, se assunta in piccole quantità (circa 1/4 di caffè) insieme a maltodestrine o fruttosio, facilita il loro assorbimento a livello intestinale, quindi è aumentata la disponibilità di energia al muscolo.

I casi sono tanti, e andrebbero valutati uno ad uno. Indubbia è la qualità della caffeina, che, pura, garantisce un notevole miglioramento della prestazione solo oltre i limiti consentiti.

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Correre scalzi: si o no?

Correre scalzi: si o no?

Correre a piedi nudi e quindi in modo più naturale possibile o proteggersi con le calzature sportive per evitare ogni tipo di rischio?

Correre a piedi nudi priva di un ritorno elastico dato dalla scarpa? Questi e tanti altri temi andrebbero affrontati per dare risposte esaustive sull’argomento. In questa occasione ci avvaliamo di due esperti del piede che alleno e con cui condivido studi in materia. I chinesiologi Daniele De Pasquale e Marco Giambastiani ci esprimono un loro parere a riguardo. Secondo me la loro testimonianza è estremamente utile in quanto, essendo atleti, hanno la piena conoscenza di cosa significa correre.

Prima però due parole sul piede.

Il piede

Il piede, si trova all’estremità dell’arto inferiore del corpo umano ed è una struttura anatomica molto importante, dal momento che ogni carico generato da movimenti e attività sportive, agiscono su esso. Lo scheletro del piede è formato da 26 ossa (numero che può variare da persona a persona per la possibile presenza di ossa accessorie o di sesamoidi) che vengono generalmente divise in:

Tarso, che costituisce la parte posteriore del piede e contribuisce a formare lo scheletro della caviglia e del tallone. Vi possiamo trovare due fila di ossa: la fila prossimale, formata dal talo e dal calcagno e la fila distale, formata dalle tre ossa cuneiformi, dall’osso cuboide e dall’osso scafoide.

Metatarso, che costituisce la metà anteriore del piede, è formato da cinque ossa metatarsali che fanno da tramite tra il tarso e le falangi che compongono le dita del piede.

Falangi, sono 14 piccole ossa.

Tutte le dita del piede sono formate da tre falangi, ad eccezione dell’alluce, che ne ha solo due. Tutte le ossa del piede, presentano un rivestimento di cartilagine, elastica, ma anche resistente, che consente lo scorrimento delle ossa nelle articolazioni. La parte superiore del piede è chiamata dorso (o collo) del piede, la parte inferiore pianta del piede.

Esistono varie patologie che colpiscono il piede, le più diffuse sono l’alluce valgo, una deformazione dell’articolazione del primo dito del piede e il piede piatto, caratterizzato dalla riduzione dell’arco plantare.

Curiosità

Nei Giochi Olimpici del 1960 svoltisi a Roma, Abebe Bikila, corse l’intera maratona senza l’uso delle scarpe ottenendo la medaglia d’oro.

Questa scelta tecnica fu concordata con il suo allenatore. Nel 1964 bissò il successo correndo con le scarpe.

8 domande all’esperto (Dr. De Pasquale)

Come mai corri a piedi nudi?

Fondamentalmente perchè ero sempre alla ricerca di una scarpa che lasciasse la maggior libertà al piede. La trovavo sempre troppo alta o stretta ed ho cominciato a “togliere” sempre più, in 4/5 anni sono arrivato a corre scalzo.

In allenamento corri sempre scalzo?

Adesso si, ma è stato un passaggio graduale. Faccio sempre il solito percorso lineare su asfalto, solo quando sono fuori corro con le FiveFingers di pelle.

Quanto perdi in termine di prestazione?

Sotto i 10 km adesso guadagno, inizialmente perdevo perchè dovevo reimpostare la meccanica. La spesa energetica dovuta al correre scalzi è secondo me trascurabile fino ai 10 km. Sulle lunghe distanze invece c’è una perdita in termini cronometrici perchè correre scalzi è più dispendioso.

Correndo scalzo hai risentimenti maggiori dopo gli allenamenti e nel post gara?

Sto molto meglio. Durante la corsa sento i polpacci che lavorano tanto, ho un impegno maggiore, fatico di più, anche se corro lento sono impegnato muscolarmente, ma finita la seduta non avverto fastidi.

Tutti possono correre scalzi?

Dipende da che tipo di vita ha fatto il podista, dal suo trascorso sportivo e se ha avuto traumi di rilievo.

Consigli di fare allenamenti con le FiveFingers agli atleti che tratti? 

Solo qualche uscita a chi non ha nessun problema e si è abituato nel tempo ad usare i piedi. Ciò aiuta a ritrovare la naturalezza al piede.

Un consiglio per i podisti?

Per tutti consiglierei una minimalista, niente zeppe ai piedi.

Un’ultima nota?

Dovremmo dedicare alla corsa non più di 30′ al giorno, questo tempo sarebbe perfetto.

Se vogliamo fare cose più grandi dobbiamo guadagnarcele con il continuo allungamento delle catene posturali. Io faccio lunghe distanze, come le maratone, ma so bene che per fare ciò e stare bene devo dedicare ampi spazi di tempo al mio corpo.

Correre: con quale tipo di scarpa? Scalzi è meglio? (Dr. Marco Giambastiani)

Prima di esporre la mia opinione su un tema tanto affascinante vorrei fare una premessa: facendo il chinesiologo, più precisamente occupandomi di riequilibrio posturale, vorrei far suonare un allarme per tutti i podisti e altri atleti sulla questione PIEDE.

Mi trovo ogni giorno davanti sportivi, podisti, triatleti ecc. che non riescono ad eseguire movimenti semplici come la flessione delle dita del piede, flessione-estensione dell’articolazione tibio-tarsica ed altri semplici movimenti senza che si scatenino crampi violentissimi.

Mi sembra di notare che l’attenzione dello sportivo medio sia sul tipo di calzatura da comprare (e qui arrivano i più svariati consigli, anche da chi non sa minimamente come è fatto e quali funzioni abbia il piede), che non sulla salute del proprio piede.

Quella che noi snobbiamo è la parte del corpo che ci permette di camminare, correre, orientarci nello spazio, manda continuamente segnali al sistema tonico-posturale e infine si adatta alle tensioni muscolari che derivano dalla parte superiore del corpo. E’ la sola parte del corpo che ci tiene quasi costantemente in contatto con il nostro pianeta!!

Logicamente, la salute del piede, ha un ruolo fondamentale nella corsa. Esso è fatto di muscoli, e anche questi muscoli hanno diritto ad allungarsi per la propria salute ed efficienza.

Quindi pensiamo al piede come una parte del corpo da curare, rendendola sensibile (propriocezione, più il piede è sensibile, migliore sarà la meccanica di corsa) allungando i vari muscoli estensori e flessori (un piede elastico ci dà una maggiore spinta e previene i traumi tendinei ammortizzando maggiormente).

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Correre con il caldo

Correre con il caldo

Siamo nella stagione calda e lo sportivo deve prendere le dovute contromisure per non andare incontro ad un decadimento delle prestazioni. Sono diversi gli elementi da analizzare, vediamone alcuni. La corretta nutrizione é fondamentale per mantenere l’organismo ben rifornito, ma al tempo stesso agile e leggero. Priorità a frutta, verdure, fibre ed alimenti integrali. L’idratazione va studiata in base al grado di umidità ed alla durata dell’attività sportiva in corso.

É importante iniziare la seduta di allenamento perfettamente idratati, tuttavia le esagerazioni sono da bandire. Durante la corsa é bene reintegrare i liquidi persi avvalendosi preferibilmente di acqua semplice o di bevande reidratanti (ben diluite). Come indice di riferimento possiamo considerare, in giornate particolarmente afose, di bere un bicchiere di acqua ogni 15/30′.

In tema di abbigliamento bisogna cercare di utilizzare indumenti (dal tessuto chiaro e dall’ottima traspirabilità) che lascino scoperte grandi superfici di pelle in modo da permettere una buona aerazione e quindi la possibilità di incidere su un rapido raffreddamento corporeo.

Riguardo le sedute di allenamento bisogna possibilmente trovare spazi della giornata meno caldi (primo mattino o sera), percorsi al riparo dal diretto irraggiamento solare e/o ventilati (pinete, boschi, viali alberati ecc.) e creare sessioni che non portino ad un eccessivo consumo energetico. Quando sono in programma sedute estensive in ambienti caldi bisogna tutelarsi senza lasciare spazio all’improvvisazione. In questi casi ci può essere necessità di creme protettive, cappellino, cintura portaborracce, occhiali ecc. La questione, anche se in queste righe molto sintetizzata, é oggettivamente complessa, quindi massima attenzione agli allenamenti con il caldo, mai sottovalutare i rischi che ne possono derivare.

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