Credo che sia importante non utilizzare solo una scarpa per correre ed è sicuramente non corretto pensare all’acquisto della successiva solo quando il paio in uso comincia ad essere usurato. L’ultima parte di vita di una calzatura presenta cedimenti o quantomeno una minor ammortizzazione e quindi costituisce un pericolo per il runner. In sostanza, minor protezione significa aumento del rischio di infortuni.
Per non cestinare anzitempo un modello di media vita (genericamente con 500 km) bisogna cominciare a ruotarlo con il nuovo modello acquistato. In questo modo anche se “il vecchio” offre minori garanzie abbiamo limitato i rischi correndoci solo una parte dei km settimanali.
Il mio consiglio è in realtà quello di comperare più tipologie di scarpe.
Personalmente preferivo avere sempre tre modelli:
- scarpa per fare corsa semplice, ritmi medi e progressivi; mediamente protettiva.
- scarpa per fare ripetute, intervallati intensivi e corto veloce; in pratica un’intermedia con un equilibrio fra protezione e capacità elastica.
- scarpa da gara o sessioni tipo gara. Scarpa che dopo averla testata con qualche uscita si lascia esclusivamente per la competizione. Offrendo poca ammortizzazione si utilizza solo per fare “la prestazione”. Inoltre sono modelli che si consumano velocemente e quindi vanno dosati al meglio.
Cambiando in continuazione i primi due tipi di modello di cui ho parlato, ci si mette al riparo da vizi d’appoggio. Ogni scarpa ha “un suo carattere” ed in qualche modo dopo qualche centinaia di km corsi con essa ne siamo condizionati a terra. Ruotare scarpa significa quindi evitare l’instaurarsi di comportamenti anomali del piede al suolo. Oltre a cambiare la caratteristica della scarpa non è male poter scegliere anche aziende diverse di tanto in tanto, ciò per non rimanere vittima di un solo tipo di costruzione. Il venditore competente ci può senz’altro aiutare nella scelta corretta.
Inoltre, fare studi sull’appoggio è un’ipotesi da considerare in chi presenta difetti concreti poiché non dobbiamo dimenticarci che il nostro piede è diverso da ogni altro. Dobbiamo percepire la scarpa da corsa come un tutt’uno con il piede, dev’essere un suo guanto. La scarpa deve proteggerci ed al tempo stesso coadiuvare la spinta. La scarpa è ciò che ci unisce al terreno e ci permette di tradurre in giri motore tutta l’energia in nostro possesso.
Massimo Santucci